martedì 27 marzo 2007

300: AMERICAN PEPLUM?

Odio le polemiche.
E mi rendo conto che quanto scrivo di seguito ne ha l'aspetto formale, di una polemica.
Ma resto sconcertato quando leggo e sento certa critica e varie recensioni tacciare di reazione il nuovo film tratto da uno dei capolavori di Frank Miller, 300. Film che premetto non ho ancora visto, ma per cui ritengo sia doveroso spendere due parole su un background, quello storico a cui si riferisce prima il libro e poi la pellicola, che altrimenti rischia di essere dimenticato a favore di ben più sterili diatribe, politiche e di costume.
Hanno accusato 300 di essere un film politico e di propaganda antiiraniana, dicono che il premier iraniano Mahmud Ahmadinejad sia andato fuori di testa alla visione della pellicola, che a quanto pare descrive i persiani come un'orda di omosessuali piercinati. Sono in molti in questi giorni a consigliare a Miller di starsene nel proprio, che alla fine già che ci siamo anche Sin City, seppur più pacato, era un film sterile e ridondante che sfoggiava violenze fini a sé stesse e di stampo destrorso (come dire che Ellroy, Hammett, McBain etc sono una manica di fascisti). Hanno detto che a confronto di 300, l'italian peplum si riscatta e ambisce a un suo decoro (peccato nel mazzo ci siano film come Il colosso di Rodi diretto da Sergio Leone).
Si dimenticano che Zack Snyder, il regista, è tutt'altro che reazionario, se pensiamo che ha rispolverato con verve impressionante e gusto splendido la saga degli zombie di George Romero (uno dei registi più politici e antiestablishment di sempre) con L'Alba dei Morti Viventi, e che sta ora realizzando Watchmen, tratto dall'opera magna del duo Alan Moore & Dave Gibbons e lavoro tutt'altro che politically correct.
Bene (si fa per dire).
A mio avviso i veri film politici e di propaganda, che l'America reazionaria ha prodotto in questi anni sono tra i vari, pellicole come Godzilla di Roland Emmerich, Il Gladiatore di Ridley Scott per non parlare del roboante Pearl Harbour di Michael Bay e financo un film a doppio taglio come L'esorcismo di Emily Rose.
Ma è su Il gladiatore, dato che il titolo di questo post è "American Peplum" che vorrei spendere due parole in più: che la matrice imperialista romano-antica sia la medesima dell'imperialismo americano attuale (e con imperialismo non faccio riferimento a un termine solo politico che in sé ha un amaro retrogusto di retorica ormai trascorsa, ma alla reale portata del concetto di Impero, dal "dividi et impera" alla "tabula rasa" di cui già un Reagan fu valido vessillifero, George Bush araldo e George W. Bush tragico esecutore) è palese, che il film apra con il massacro (non la sconfitta) dei germanici, INVASI dai Romani con la pretesa di PACIFICARE le "province" è di per sé orripilante, svelando un meccanismo ancor più perverso, allorché scopriamo che il generale Massimo Decimo Meridio è lui stesso un barbaro, provenendo dalla Spagna, nazione che era, al momento dell'annessione all'Impero Romano, ibera e celta.
Nemmeno la critica cosiddetta di sinistra si è sprecata a dir due parole sulla legittimizzazione della conquista implicita nella pellicola. Ma forse questo è dovuto al fatto che quelli sterminati, poi buttati nel Colosseo e via dicendo, non solo sono barbari (che guarda caso è un termine esclusivamente GRECO che indica tutti coloro che non sono greci, in primo luogo i Romani), ma anche "crucchi", cioé quei popoli che a me personalmente hanno insegnato a disprezzare sin da bambino a scuola perché associati all'idea di nazismo (la mia maestra era una suora, alle medie preti, tutti della stessa idea, al liceo la storia dell'arte medievale, perché barbara, ci venne fatta saltare a pié pari, e lo stesso avveniva in tutte le sezioni). Quindi l'idea che al suolo ci restassero un po' di barbari trogloditi e cenciosi e che a trionfare fosse Roma "Roma Vittoriosa!" (strillato da un eccitato Russel Crowe) di cui tutti gli italiani teoricamente sono diretti discendenti dev'esser parso logico o peggio, aver suscitato indifferenza vista la distanza quasi millenaria con i fatti narrati (180 d.C.).
Peccato che quelli barbaramente massacrati, invasi e resi schiavi, fossero i NOSTRI antenati, dato che come l'Europa, anche l'Italia dal Sud al Nord non è MAI stata romana, ma da Roma è stata conquistata, inglobata, distrutta, spopolata, etnicamente riallineata, sgrammaticata e deterritorializzata dalla macchina guerrafondaia dell'Impero che tanto fa impettare vari accademici studiosi di "classicismo" e che sgraditamente ho conosciuto in ambito universitario.
Questo valse per tutta l'Italia, dai Veneti, Galli Cenomani, Galli Cisalpini, quindi Celti del Nord Italia passando per Etruschi -primi signori di Roma, conquistatori a loro volta conquistati-, Apuli -pugliesi-, fino ai Sicani -siciliani-. Ora sulle implicazioni socio-politiche de Il gladiatore chi si scaglia sull'opera di Snyder / Miller non spese UNA parola. Mentre ne hanno molte da spendere su 300.
Mi pare che il problema sia che scansare la storia faccia comodo, mentre appoggiarsi alla politica o a una presunta etica/morale è abitudine e praticità al contempo, dato che "POLICY IS APOLOGY", per cui detta una stronzata ce la si scrolla di torno come niente fosse.
Gli Spartani erano di per sé un popolo agghiacciante, militarista e razzista nei confronti di tutta la Grecia, per cui prenderli a soggetto significa fare una scelta ben precisa, esaltando un orrore (vedi la Rupe Tarpea / Taigeto) fino a portarlo al paradosso, lasciando solo la luce della gloria ad aureolare i corpi perfetti di uomini che vivevano e morivano con un solo scopo: combattere per sempre. Miller nel suo romanzo grafico lo fa in modo esemplare, con tutta la passione di chi guarda alla morte e al sangue come NON a un ideale, ma a una materia viva che riguarda tutta la cultura del mondo, in particolar modo occidentale, cosa che fanno tutti i narratori di razza, di cui Miller è tra gli eccelsi ed eclettici rappresentanti. E intendiamoci, qui non parliamo di diatribe ben più pesanti come quelle scatenate al tempo dalla letteratura di Celine, ma di un film che viene etichettato come fenomeno di costume vuoto e per alcuni versi gratuito solo perché reo di essere
A Americano (e quindi connesso all'attuale politica statunitense)
B ricco di effetti speciali
C e soprattutto C, tratto da un fumetto (che diciamocelo, non potrà mai essere roba seria o letteratura).
Per quanto riguarda la presunta omofobia... Miller, che è uno che si documenta, avesse voluto insultare i Persiani / Iraniani, avrebbe scelto qualcosina di diverso dal Battaglione Sacro di Sparta... Composto da coppie di uomini amanti l'uno dell'altro... in modo che il compagno fosse stretto al compagno in un legame di amore, morte e sacrificio, senza mai abbandonare il partner, neppure una volta morto, senza mai retrocedere di un passo. (Consiglio, tra le varie, la lettura di un tale Erodoto, Storie, libro VIII, che morì in Italia, Magna Grecia, e visse nel V sec a.C.). I persiani, dal canto loro, furono un popolo che di un'ambiguità tutt'altro che ambigua, perché considerata al tempo l'unica vera espressione d'amore (cioé uomo-uomo) fecero comunque un certo eccesso per i tempi, dato che stravolsero i canoni del vestire di allora. In particolar modo in Asia, ma anche nel resto del mondo, gli uomini in antico portavano quelle che noi definiremmo gonne (certo erano toghe / tuniche... non si possono proprio chiamare gonne... avete presente gli scozzesi (celti anche loro)? Caso isolato nella storia del mondo? Come no, sono d'accordo anche tutti gli ordini monastici o gli attuali soldati greci), le donne i pantaloni... certo non proprio con i tagli dei giorni nostri, ma erano pantaloni (indossati a mo' di gambaletti sotto una tunica a taglio corto). Una lettura abbastanza recente oltre che un bel romanzo storico che ne fa menzione è Turms l'Etrusco (Thurms Kuolematan, 1956) di Mika Waltari [finlandese, nato nel 1908 e morto nel 1979. Ritenuto da molti l'artefice della narrativa storica, quando nel 1945 scrisse Sinhue l'egiziano (Sinhue Egyptilainen)].
Quindi allora tutto bene tutto a posto? No, non credo, bisogna ancora vedere il film e magari nonostante tutto dovrò concordare con qualche critica, oppure no, vedremo. Ma penso che premettendo quanto scritto finora forse l'ottica della visione di 300 potrà prendere una piega magari diversa, sempre ricordando a certi "critici" che i Persiani nel 480 a.C. stavano invadendo la Grecia, quindi il fatto che la più grande macchina bellica del mondo di allora ispirasse terrore e che i greci vedessero il nemico con crescente paura era nel gioco delle cose allora come ora che noi, quali spettatori, assistiamo tramite gli occhi dei 300 all'arrivo degli Immortali di Serse.

25 commenti:

DIFFORME ha detto...

ciao alberto
(attenzione spoiler!)
davvero tutto questo effluvio storiografico, preciso e puntuale peraltro, mi pare superfluo per un film essenzialmente fantasy come 300, però è vero che comunque una qualche polemica la può suscitare, e allora "giochiamo": da parte stare?
io sto con (questo) serse senza se e senza ma,
di qua una società di merdosi reazionari fascistoidi militari SOLO bianchi tutta famiglia ammazza bimbi gracili con donne SOLO madri e mogli e i figli futura carne da macello.... patria, onore, famiglia....
di là sesso, orge, promiscuità, lesbicate, droga a fiumi, bianchi e neri e gialli, deformi e normodotati tutti insieme senza discriminazioni, basta dare il contentino al trans spilungone....
io sto con serse, fanculo leonida !

p.s. è chiaro che tutto parte dal fumetto di miller che erge a difensori della democrazia e della ragione i guerrafondai reazionari spartani...

Alberto Corradi ha detto...

Ciao Giorgio,
Il motivo del mio effluvio storiografico è dovuto al fatto che ormai da anni al cinema si trattano fatti storici, seppur filtrati attraverso la fiction, che la gente vede e dà per assodati. Per dirti, all'inizio cito "L'esorcismo di Emily Rose", moltissimi con cui ho discusso sono CONVINTI che tal Emily Rose sia esistita, al punto da rafforzare in alcuni vacui fondamenti di credo cristiano/superstizioso. In realtà la storia (che è storia recente, quindi maggiormente alla portata di tutti) si ispira a un fatto dal 1975 e accaduto in Germania. Ma a nessuno frega di informarsi. O prendi ad esempio "Il codice da Vinci": hanno fatto tutto un can can per questi scritti "eretici" di Dan Brown, che a parte essere un pessimo scrittore non ha fatto altro che appropriarsi delle ricerche di studiosi che da tempo dibattevano su cose come il concetto di "San Graal" e delle relazioni avute da quello che viene indicato come Gesù Cristo nelle scritture del Nuovo Testamento. Non mi pare cosa da poco, tra Grande Fratello, Amici e robaccia del genere la consapevolezza di ciò che è il passato e quello che è una finzione (non fiction) rimasticata da chi tiene i fili mediatici del popolo catodico (che se ne va al cinema bello formattato da vari speciali e riassunti vari, spesso di critici improvvisati). Se tu vai al cinema e ti godi un film, ti sia piaciuto o meno all'uscita della sala d'accordo, ma che poi ci sia qualcuno a ricamarci sopra, ignorando che quanto narra nella fattispecie Miller non è altro che l'impresa simbolo dell'indipendenza e forza di un popolo (quello greco) ricco di contraddizioni, al punto che quell'atto diviene icona esso stesso (ed è quell'immagine di gloria e morte, alla pari di un quadro caravaggesco che personalmente deve aver attratto Miller), mi pare rischioso con un background culturale sempre più fragile come quello dell'italiano medio. Tutto qui, per quanto espresso in modo magari prolisso.

DIFFORME ha detto...

"in realtà gli Spartani non difendevano la democrazia perché avevano un re, al contrario degli Ateniesi che avevano fondato, primi fra tutti, la democrazia"
è appunto questo il "peccato originale" di miller a cui mi riferivo...

per il resto non contesto affatto il tuo effluvio storiografico, ANZI BEN VENGA (ad es. non sapevo quel risvolto gay nel modo di combattere spartano..:) è solo che lo trovo sproporzionato in riferimento ad un film che quando lo vedrai ti renderai conto essere "solo" uno splendido, roboante giocattolone fantasy hollywoodiano senza alcuna pretesa di veridicità storica...
poi è chiaro che comunque veicola della idee, magari addirittura una "morale" ed è forse questo il motivo di tutto il baccano che ha generato...

Alberto Corradi ha detto...

Mica l'avevo visto come un contestare il tuo, anzi, quando vedrò il film questo fine settimana appena avrò un momento avrò il quadro complessivo romanzo grafico / film. In realtà Miller su carta tratta Leonida e i suoi come kamikaze della libertà, in cerca di gloria e onore e morte. Se nel film Leonida si fa uscire di bocca la parola "democrazia" è un bel castrone. Spero proprio di no.

DIFFORME ha detto...

non mi pare che si parli di "democrazia" ma di libertà e ragione sì, in contrapposizione al "misticismo" (parole esatte) asiatico,
detto da un branco di militi reazionari psicopatici ammazzabambini fa un pò ridere...
contesta, contesta, siamo o non siamo "contestatori"?! :))

Alberto Corradi ha detto...

Che l'atteggiamento persiano fosse visto col fumo negli occhi dagli Elleni è risaputo, un secolo e mezzo circa dopo le Termopili lo stesso Alessandro Magno venne criticato aspramente per aver assunto pose persiane (tipo intrattenere un harem uomini-donne) una volta sconfitto Dario III.

Niccolò Storai ha detto...

Questo è il film più discusso sui blog!
Un saluto ad Alberto ed uno a Giorgio!

Alberto Corradi ha detto...

@ Niccolò
Ciao Nic! Sei il turista della bloggosfera!

@ Hannes
300 da tutto quello che ho visto e sentito discutere in precedenza mi pare che si attenga comunque nella sostanza, che è la cosa più importante, al fatto storico (seppur mitizzato in primis dagli stessi greci nell'antichità). Cambia la forma, ovvero l'apparato estetico che nel romanzo di Miller si mantiene in un margine anche storicamente abbastanza valido sotto vari aspetti, ma che nel complesso vira verso una deformazione magari non delirante come nello splendido "Alexander" di Peter Cheung (un autentico gioiello di animazione e personalmente una delle ricostruzioni più fascinose della vita di Alessandro Magno) ma che comunque risente di influenze di gusto personalissime. Ma la cosa anche fosse ulteriormente estremizzata nel film (che ripeto vedrò questo dine settimana) non mi preoccupa, in fin dei conti la storia è quella: 300 spartani contro l'esercito più potente del tempo di allora. Fianco a fianco, corpo su corpo finché anche l'ultimo non abbia sputato l'ultimo alito di vita, da una parte o dall'altra. Mi pare che la polemica su 300 per quanto riguarda gli elementi reazionari lasci un po' il tempo che trova: guardiamo 300, o Conan il barbaro, o il 13mo guerriero, sono tutti film epici, in cui la solennità della morte e dell'onore nel combattimento va inevitabilmente ad esaltare la figura del guerriero, che di per sé è reazionaria (difende i valori classici, baluardo della libertà, figura mascolina e nerboruta, etc), apparentemente però: Conan è un anarchico che prega il suo dio quando gli serve e nel dubbio, dato che non sa se dall'altra parte ascolta lo sfancula preventivamente, i 300 perseguono la gloria personale e palesemente resistono fino all'ultimo uomo per dimostrare la loro capacità di combattenti (a sfottò di tutti gli alleati che si erano nel frattempo defilati a parte qualcuno)... più grande è l'avversario, più ardua la missione, più alto l'onore... e si sa come va a finire, sempre. La filosofia di fondo di un guerriero del genere comunque va a parare nel fascistico "molti nemici molto onore". Che alla fine vale anche che so, per Goku e i vari supersayan di Drangonball. Così non vedo dove stia tutto questo problema: l'argomento è quello, solenne nell'iconografia classica, e come tale si rappresenta.
Come dice Paolini in "Vajont" tutti gli uomini, da piccoli, anche quelli che poi sarebbero diventati comunisti così, restano a bocca aperta davanti alla "portaerei", metafora del desiderio ancestrale dell'uomo (nel senso di maschietto) di far guerra.

La cosa invece cambia quando si cambia l'accaduto, si scrive basato su una storia vera e tutti lo accolgono come tale, senza porsi un perché: citavo "L'esorcismo di Emily Rose". Non credo che tutta la "credibilità" della pellicola (che peraltro mi ha divertito molto) avrebbe retto se avessero mantenuto l'ambientazione tedesca e la cronaca fedele, dato che la povera Anneliese Michel (questo il vero nome) tra i tanti demoni che diceva di avere in corpo teneva anche... Adolf Hitler! E il prete esorcista non fu graziato dalla giuria popolare (era difeso da un avvocato nominato dalla curia e in passato difensore dei criminali di guerra nazisti al processo di Norimberga!), ma condannato a sei mesi con la condizionale per omicidio colposo. Alla faccia, no?

Su Ridley Scott (inglese) hai perfettamente ragione, ma anche Roland Emmerich (tedesco) non scherza: Indipendence Day, The Patriot, Godzilla... pare che gli americani appaltino ai registi non americani i loro film più alla torta di mele...

Mr.Atomico ha detto...

Che figata di polemica!
Difforme é un figo, anche se non mi convince quel suo "il fumetto di Miller che erge a difensore della democrazia e della ragione i guerrafondai reazionari spartani", credo piuttosto che a Miller interessino l'epica, il colpo di teatro, la stilizzazione.
Un film e un fumetto che partono dalla storia per finire in un fantasy trucido e formalmente elegante allo stesso tempo.
Serse é magnifico, col suo harem di donne deformi e mutilate che sembrano uscite dai disegni di Liberatore, e che dire dei suoi gregari freaks alla Clive Barker? E quel trono viaggiante... magnifico! Degno dei deliri del miglior Druillet!
Leonida, invece, é banale, un rambo maciste che contiene virilmente(?)la tenerezza...
Per capire 300, forse, andrebbe letto al contrario.

DIFFORME ha detto...

ciao perissi,
grazie per il figo,
ma ripeto che le polemiche "politiche" generate dal film sono la conseguenza dalla scelta di miller di prendere questo manipolo di cazzoni spartani psicopatici (certo adatti a costruirci intorno un grande affresco epico) come campioni della ragione e della libertà in contrapposizione al misticismo e all'oppressione orientale...
il perchè è chiaro, ci vuole sempre qualcuno cazzuto e brutale che si sporchi per primo le mani per spronare gli "intelletuali cacasotto" alla lotta... (bush? no, davvero, quello di cazzuto non c'ha proprio un cazzo...)

per il resto concordo su tutto, un grande, fantasmagorico, robante delirio ipertrofico!!

Anonimo ha detto...

Il più bifido di tutti è The Exorcism Of Emily Rose, di cui avevamo già ampiamente discusso a casa tua. Quella è pura propaganda religiosa: forse la peggiore...

Seb.

Alberto Corradi ha detto...

@Hannes
Bellissima osservazione, Hannes.
Ho dichiarato la mia personale lotta contro il "Reale precostituito" ormai da anni. Il mito della caverna è quanto di più interessante abbia prodotto il genio platonico, anche se il suo pensiero, una volta predicato dai suoi discepoli è diventato istituzione esso stesso. Non esiste un solo reale con cui confrontarsi, come non esiste una lettura unica per tutte le cose. Ricordo ancora vividamente le reazioni alla visione di un film per me eccezionale come "Vampires" del grande John Carpenter, che fece infuriare molte donne, non necessariamente femministe, dato che nel film tutte le donne o erano puttane (nel senso letterale del termine), o, per dirla alla Van Helsing, puttane del demonio perché vampirizzate. In realtà il re-western alla Carpenter non vive di un immaginario fascistoide e maschilista come i vecchi film della frontiera, ma anzi è quanto di più politico ci possa essere. Personalmente vampires è un triste laboratorio di osservazione sulla condizione della donna e delle sue interrelazioni con l'uomo, che Carpenter certo non elogia, seppur nelle figure bastarde e gloriose dei due "giustizieri" James Woods e Daniel Baldwin. Il mezzo cinematografico, che come fai notare è finzione, è comunque diventato lo specchio dei nostri giorni, e le persone, come Alice, passano da un lato all'altro del riflesso, perdendosi al suo interno e rotolando giù per la tana del Bianconiglio. Rompere gli specchi per tornare a casa mostrebbe loro che non c'è casa e non c'è ritorno. La nostra società è un amalgama di idee impazzite fuori controllo, che si stanno plasmando a vicenda e da sole, l'immaginario "costituito", sta mutando e sta prendendo il predominio della vita e dell'essere umani. Come gli HOUYHNHNMS di Gulliver, gli uomini, eterni YAHOOS, stanno diventando sempre più stupidi e presto perderanno la parola (l'italiano medio ha perso in circa vent'anni qualcosa come 2000 termini dal suo vocabolario lessicale individuale).

@Perissi
Concordo in pieno: come già scritto in precedenza, è l'immagine dei 300 e del loro immolarsi che diventa icona infissa nel tempo e che funge da treno portante su cui va poi a collimare lo straordinario ritmo narrativo di 300 (fumetto).

@giorgio
Un po' come già dicevo, la contrapposizione tra Persia e Grecia, è dovuta alle due differenti posizioni anche in campo filosofico: il pragmatismo è tipico dei greci, che anche quando si muovono sul terreno metafisico non lasciano nulla al caso, usano gli dei per legittimare, e molto altro ancora. Il misticismo dei persiani non è cosa nuova: citavo Alexander di Peter Cheung, dove è la stessa medesima problematica di conflitti che viene esposta, al punto che i filosofi e i mistici di occidente e oriente sono visti come i veri grandi motori della vicenda. I greci guardano a Alessandro come a un preoccupante motore del caos, perhé generato da una madre che è sacerdotessa (e mistica) di un dio medio-orientale. Sul bimbo viene formulata una profezia, sarà colui che distruggerà il mondo, ma non quello fisico, ma quello empirico fondato sul concetto di Solido Platonico che viene esposto ad ogni apertura d'episodio. Per cui che i greci stessi nel V sec alle Termopili e prima vivessero lo scontro tra le due grandi, meravigliose loro civiltà come uno scontro tra ordine e caos è personalmente fuori di dubbio. Non c'entra proprio la spinta da dare agli intellettuali cacasotto, non credo, ma ripeto tra 2 giorni vedo il film, poi ne riparliamo.

@Seba
Eh sì brudda, come darti torto?

Unknown ha detto...

Gran bel post. E gran bei commenti.
Ora, siccome ho visto praticamente tutti i film di cui si parla, e siccome è un po' che mi sto chiedendo se 300 mi è piaciuto o no, provo anche io a buttare giù i concetti che mi frullano in testa.
Non riesco a non pensare a 300 come ad una sorta di dramma shakespeariano: non tanto per la qualità intrinseca della narrazione, quanto per l'ambientazione "fittizia", teatrale, se vogliamo, che serve solamente a darci l'ispirazione visiva per seguire una storia. All'interno di questo scenario semi-storico si muovono gli attori, e si dipana la narrazione, che spazia in tutti i topoi classici: l'amicizia, l'onore, il tradimento, il sacrificio, la morte.
Se ci fate caso l'impianto visivo è estremamente simile a quello teatrale: niente a che vedere con il falso realismo de "il Gladiatore" che ci mostra una Roma che è la versione moderna e sfarzosa dei ridicoli peplum degli anni '60.
Ecco, con 300 siamo di fronte ad un fumetto che si fa cinema intridendosi di teatro, e questo, tutto sommato, mi piace. Così come mi affascina l'armata persiana, multietnica, multicolore, e lo stesso Serse ha un appeal molle e bisessuale molto più forte dell'omosessualità da coppia di fatto dei rudi soldati spartani.
Ma torniamo al "messaggio" del film: qual è il perno su cui ruota tutto l'impianto teatrale? Me lo sono chiesto da quando hanno cominciato a scorrere i bellissimi titoli di coda, e mi sono venuti in mente due film: Brave Heart e La grande guerra. Sono due film che più agli antipodi non potrebbero essere, ma se ci pensate hanno numerosi punti di contatto con 300.
Io credo che, al di là del messaggio "superficiale" molto diverso, quello che li accomuna è il cercare di capire il senso di ciò che chiamiamo eroismo: cosa succede nelle nostre teste quando non possiamo più tirarci indietro (questo vale sia per i soldati scozzesi, sia per l'eroismo tardivo e mascherato da vigliaccheria del meraviglioso personaggio di Sordi, sia per gli opliti -nemmeno loro poi così insensibili di fronte alla morte-, sia per i soldati persiani mandati al macello come pedine di un'immensa scacchiera).
È su questo concetto che sto ragionando e sul quale sto cercando di farmi un'idea percisa.
In ogni caso, è ovvio, ognuno vede quello che la sua sensibilità gli suggerisce: Ahmadinejad ci ha visto un attacco all'Iran di oggi e dal suo punto di vista era inevitabile.
Un film che non lascia dubbi e che non alimenta nessuna discussione è un film tutto sommato sterile e dimenticabile.

PS: Alberto, sul parallelo imperialista romani-americani ci ho ragionato anch'io molto e ho idee piuttosto diverse dalle tue. Ma siccome non ho fatto studi specifici, mi piacerebbe approfondire il discorso, magari davanti ad una birrozza.

Alberto Corradi ha detto...

Ciao Marco,
grazie per il bell'intervento e per le attente annotazioni: allora per il birrozzo sono sempre pronto, per cui direi che si finisce al Comicon, nel frattempo un paio di riflessioni a caldo. Ovvero: molto giustamente parli di sensibilità individuale che viene sollecitata al momento di esprimere un'opinione su un film, sia esso 300 o altri, altra cosa invece è la ragion di stato di Ahmadinejad, che come tutti i politicanti non aspetta di cogliere la palla al balzo, specie in una situazione grave come quella che sta stringendosi intorno all'Iran oggigiorno. E lo stesso vale per i critici, che ultimamente tendono a leggere tutto in chiave politica. Correttamente, mi verrebbe da dire, dato che politica deriva dal greco "poleis", città, quindi corpo di persone che pensano e agiscono. Ma purtroppo non è così. Ma l'esigenza che mi spinge a parlare in maniera così profusa di 300 non è solo perché Miller personalmente è un genio e merita comunque due parole di più di una semplice archiviazione come inbrattacarte e fascista, ma perché, aldilà del fattore storico-sociale, tutte le persone che finora hanno partecipato a questa discussione (civilissima, ed è la cosa più bella) sono narratori, ognuno col suo stile, colle sue idee, col proprio sentire. Miller, senza volersi porre allo stesso livello, si capisce, lo è altrettanto. Ognuno di noi ha l'obbligo (nel senso di costrizione) di confrontarsi con quello che è il "reale" che ci circonda, non per diretta volontà ma perché frutto del pensiero unitario di tutte le persone che popolano il pianeta.
Noi siamo specchi deformanti/difformi (Armin, Giorgio, questo è vostro pane ;-)). Che è un po' la sostanza del mio pensiero quando qualcuno mi dice "non so disegnare", o "disegno male". I nostri occhi sono filtri differenziali, oltre la realtà che ci vogliono mostrare ogni giorno, ciò che restituiamo noi, come un bimbo che solo apparentemente "sgorbia" su un foglio, forse non è altro che l'unica vera forma di cui si compone il nostro reale/individuale quotidiano. Certo, lo sgorbio migliora col tempo e matura talvolta in forma e stile, ma si tratta di un laboratorio sul proprio io interiore, uno studio e una focalizzazione su noi stessi che ci confrontiamo con la forma dell'odierno e del quotidiano. Non è il bambino che cambia, è l'articolazione del mezzo espressivo che nel corso degli anni si raffina. E' il grande divario che separa la cosiddetta arte dal cosiddetto reale. Cito ad esempio (visto che si parlava anche di fascismo latente e non) un gruppo musicale importante e potente come i Rammstein che per il video/tributo ai Depeche Mode (dall'album "For the masses") di "Stripped" scelsero le immagini evocative e meravigliose di "Olimpia" di Leni Von Riefensthal. Insorsero in molti: gruppo tedesco + Von Riefensthal = Nazisti. Delirante. Ho mostrato il video ai miei allievi del corso che tengo ormai da tre anni a Casalecchio di Reno. Non conoscevano né Olimpia né i Rammstein. Sono tutti tra i 15 e i 20 anni. Dopo la visione ho contestualizzato il tutto inquadrandolo storicamente. E' piaciuto moltissimo anche se alcuni non hanno gradito la musica. Questo fa di chi le apprezza un fascista? Non direi. Dipende anche dalla formazione culturale di una persona e dalla sua elasticità mentale, oltre alla capacità di discernere la bellezza insita in un atto, in un'immagine anche se germinata in un contesto d'orrore.

Alberto Corradi ha detto...

COMUNICAZIONE DI SERVIZIO: Noto che molti dibattiti vengono stroncati quando il nuovo post li relega dabbasso: chiunque voglia proseguire la discussione (che sta prendendo pieghe sempre più interessanti), è invitato a continuare a commentare, io ci sarò.

DIFFORME ha detto...

marco: giusto quel che dici, l'impianto del film è "realmente" teatrale visto che è stato tutto girato in un set/spazio, tutti gli sfondi sono stati aggiunti in post-produzione, da qui anche la messa in scena/recitazione che rimandano ad una rappresentazione teatrale...
alberto: i rammstein hanno un bel tiro (sono un metalla-rozzo da sempre :))),
c'è anke da dire che i tedeschi ancora non hanno fatto i conti fino in fondo col loro passato, non l'abbiamo fatto manco noi col fascismo figuriamoci loro....

DIFFORME ha detto...

oh sicuro, intendevo che probabilmente il loro uso, e non solo loro, dell'immaginario nazi era un modo anche per fare i conti col loro passato....

Alberto Corradi ha detto...

Ciao Giorgio,
certo che sì, i tedeschi ma ancor più gli italiani (la mitica scusa dell'indole bonaria degli italiani diffusa dall'Istituto Luce nei documentari sul fascio... vallo a dire alle migliaia di etiopi gasati col nervino nel 1935!!! [date un occhio a http://notimaz.blog.kataweb.it/
notizie/2006/05/le_stragi_fasci
.html] Per non parlare delle leggi razziali che hanno dato il la a baffetto!!!) devono ancora fare i conti con loro stessi. Però i Rammstein sono tutt'altro e non è giusto abbinare di continuo l'idea di nazista a quella di tedesco.

DIFFORME ha detto...

il blogger ha invertito i commenti... mah...

Alberto Corradi ha detto...

Giorgio sei rapidissimo! Stavo aggiornando la mia risposta! Ok grazie per la rettifica!

DIFFORME ha detto...

sul mio blog la mia controcover di 300...

Anonimo ha detto...

Ho capito. Non possiamo tifare per Maximus perché è un imperialista. Quindi non posso commuovermi per i marinai dell'U-Boot 96 di Wolfgang Petersen perché erano nazisti. Godzilla reazionario? Beh, ma allora anche Topolino... dài!
Uno Che Passa

PS: Mi spiace per le scuole che hai fatto. Che sfiga. Io ho conosciuto diversi preti "bravi Cristi"...

Alberto Corradi ha detto...

@ Anonimo
(se ti firmi mi fa più piacere)
Allora, non me la prendevo con Maximus, è un "eroe" di celluloide ed è legittimo immedesimarsi, semmai lui è vittima, diventato protagonista, di un sistema, non puntavo su una condanna del personaggio quanto sull'analisi
del contesto e di una consapevolezza che esula dal godimento puro e semplice di un film (più che legittimo).
Godzilla, su cui ho scritto ben due saggi e che amo moltissimo, è reazionario solo nella visione americana, che coglie la palla al balzo e scarica il barile dei test atomici su Bikini sulle spalle dei francesi e dei test di Mururoa (ma i francé sono salvati in corner dall'immagine positiva del buon Jean Reno). U-boot 96 è un film bellissimo e uno dei migliori di Petersen, il dramma di un gruppo di soldati nella pancia di un sommergibile non fa che umanizzare il popolo tedesco che come ho ribadito più volte in questa sede ancor oggi viene stigmatizzato per via dei suoi drammatici trascorsi.
Senza offesa, mi pare che tu abbia frainteso o letto un po' di sfuggita quanto si è detto finora.
Nessuna sfiga, direi, comunque ho parlato di una posizione condivisa non solo da religiosi ma anche laici. Sul tuo riferimento a Topolino e sul suo essere reazionario (visto che lo tiri in ballo) e sulla figura tutt'altro che chiara di Walt Disney c'è una vasta saggistica a riguardo, tra cui cito "Camerata Topolino" di Alessandro Barbera - Stampa Alternativa; sempre sull'argomento Topolino un titolo interessante uscito nel 1994 è "Walt Disney: Hollywood's Dark Prince" di Marc Eliot.
A presto.

Damiano ha detto...

inchiostro e pixel sprecati per un film assolutamente orribile... uscito al cinema avrei volentieri amazzato di botte regista e sceneggiatore. Che merda... una vergogna.

Anonimo ha detto...

Scusate il ritardo, ma ci tenevo, dopo un bellissimo scambio di commenti a dire un paio di cose su 300:
credo che col tempo abbiamo perso di vista quello che è il cinema. un uomo va ad un cinema vede un film, e critica lo stesso positivamente o negativamente, ma finisce li'.... alzare un polverone per un film tra l'altro bello , sicuramente molto cinematografico, ma basta.... basta è un film..............
a distanza di mesi vi chiedo cosa vi ricordate di 300?
x me a distanza di mesi non ricordo le scene, ma bensi' l'ardua impresa, " che pochi hanno sconfitto molti", e credo che un film se riesce a segnare un ragazzo, e a dare un messaggio a tutti, il film è riuscito..... un po come rocky credo che 300 abbia segnato la generazione dei ragazzi tra i 14 e i 20 anni. Per me è da 10... good work frank!!!!!
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